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Ti racconto la mia città natale

Introduzione

Anche oggi partecipo all’iniziativa di @margherita.tercon su instagram. #NovelleQuotidiane4 ha come argomento “Ti racconto la mia città natale”. Io non sono nata in una città, ma in un piccolo paese.
Se sei arrivato qui da instagram, poco sotto troverai la versione integrale di ciò che hai letto sotto il mio ultimo post. Buona lettura!


Il canto incessante del gallo e degli uccellini.
Il profumo del sole sull’asfalto che si mescolava a quello di acetone. Profumo di focaccia, pizza, profumo di brioches.
A quel tempo la mia vita era circoscritta al mio piccolo paese.
In realtà non possiedo molti ricordi nitidi relativi all’infanzia, la mia mente ricorda piuttosto tramite i sensi: questi mi riportano alle giornate estive, quando i miei lavoravano, e la casa dei nonni era anche la mia casa.
Mi svegliavo nello stretto lettino di fronte alla finestra che si apriva – e si apre tutt’oggi – faccia a faccia con la fabbrica di souvenir dei miei zii. Ad intervallare i due edifici un fazzoletto di asfalto, qualche auto ed il furgone.
Aprivo gli occhi (relativamente) presto da bambina, giusto in tempo per sentire il clacson del furgoncino del panaio a richiamare l’attenzione del vicinato.
Erano sempre le 9:00 in punto: correvo in fabbrica dalla nonna per prendere gli spiccioli e l’odore dell’acetone mi penetrava le narici. Il nonno era sempre immancabilmente in mezzo alla polvere, a molare le statuine, quelle stesse che la nonna tingeva.
Scendevo le scalette a rotta di collo quasi senza notare gli zii che mi dicevano di andare piano.
In un attimo mi ritrovato di fronte a tutte le leccornie che aveva portato il panaio. Non sapevo mai cosa acquistare – oltre al pane per la nonna, ovviamente –. La pizza era quella preferita dello zio Andrea, me lo ricordo. Allo zio Luca piaceva sempre tutto e beh… anche a me piaceva sempre tutto.
Era una realtà piccolina.
Fino a che la mia età non si è trasformata in una doppia cifra, io vivevo praticamente in quel piazzale. Probabilmente sono cresciuta troppo in fretta, perché nel giro di un battito di ciglia mi sono ritrovata a vivere fuori Piazza dei Miracoli e poi, un altro battito di ciglia dopo, senza neanche averlo scelto, mi sono ritrovata nuovamente nel mio paesino.

Il mio paesino non è più lo stesso.

E’ cresciuto come me. Non è più intimo come era a quel tempo.
La fabbrica va ancora avanti, immagino che anche il panaio passai ancora. Ad oggi anche in estate non mi sveglio più in quel lettino, da quando sono tornata da Pisa mi sveglio nella mia casa, nella testa di una donna che va a lavorare e che cerca il suo posto nel mondo.
In fabbrica vado con estrema rarità, ma si sente ancora lo stesso odore di acetone di sempre. Gli zii forse hanno un po’ più fretta di prima, vogliono tornare presto dalle loro famiglie. La nonna non lavora più, l’età si fa sentire anche per lei. Sta spesso sola in casa, o annaffia i vasi di fiori nel piazzale, accompagnata dal cinguettio degli uccellini. Il gallo ha smesso di cantare: il pollaio dall’altro lato della strada ormai è pieno solo di tante erbacce.
Gli anni passano, e raramente mi prendo cinque minuti per cercare quegli odori, quei suoni.
Non so cosa sia davvero rimasto del mio piccolo paesino: vicino alle nuove strutture i vecchi edifici sono sempre gli stessi, ma non riesco a togliermi dalla testa l’idea di non essermi ritagliata il giusto tempo per apprezzarlo davvero.
Ora che quel tempo lo vorrei, lui scappa tra le dita come l’acqua, come tutte le persone che non ci sono più.  

4 risposte su “Ti racconto la mia città natale”

Che dire…è un emozione unica assaporare le tue preziose parole che oltre tutto parlano della Nostra vita…l’acqua scorre e se ne va ma Lui è sempre con noi e ci protegge sempre da lassù nel cielo!❤

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